RIFORMA DEL PORTO: né presto né tardi, solo sbagliata!

Non è ancora stato diffuso dal Consiglio dei Ministri il testo ufficiale dello schema di decreto legislativo di modifica della gestione dei porti, approvato dal governo in forza della delega conferita dalla Legge di riforma della pubblica amministrazione. Eppure Sindaco e Vicesindaco già l’approvano e si sciolgono in ringraziamenti al ministro Delrio. Sarebbe stato utile se, prima delle lodi, avessero fatto almeno un parziale esame delle bozze non ufficiali diffuse dalla stampa di settore, non limitandosi alle agenzie che confermano Ravenna a sede della neonata Autorità di Sistema Portuale, con la quale il governo intende sostituire l’Autorità Portuale.
Resta la “sedia” di Ravenna, allora tutto bene?

La “riforma”, per quanti lamentavano da anni i problemi dovuti al moltiplicarsi delle regole differenti tra porto e porto a seguito della proliferazione delle autorità portuali, è arrivata tardi, quando i ritardi rispetto ai sistemi portuali di altre nazioni appaiono incolmabili. Invece, per chi ha già visto la scure della Corte Costituzionale abbattersi sul Piano Nazionale della Portualità per non aver tenuto conto della competenza concorrente delle regioni, la “riforma” è arrivata presto, non essendo ancora completata la “riforma” costituzionale. Per Ravenna in Comune, la “riforma” è semplicemente sbagliata! Va infatti in direzione opposta a quella imboccata con la precedente riforma, quella sì senza virgolette, dovuta alla Legge 84/1994 che ora viene stravolta. Dove la norma del 1994 puntava alla democratizzazione dell’amministrazione dei porti, inserendo nell’organo di governo una rappresentanza elettiva dei lavoratori del settore portuale e degli operatori del settore, la “riforma” appena varata espelle il mondo del lavoro e delle imprese dal tavolo delle decisioni, relegando le sole associazioni sindacali dei lavoratori (non i lavoratori eletti!) e delle imprese ad un ruolo meramente consultivo. Le decisioni sono tutte in mano al Presidente, di nomina ministeriale e ad un ristrettissimo comitato di gestione. Né si capisce come questo ennesimo allontanamento dalle forme democratiche che rappresentano un tratto distintivo del governo Renzi, risolverebbe l’annoso problema della carenza di aree demaniali nella disponibilità dell’ente porto ravennate (ora ampollosamente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale), in assenza delle quali sia l’ordinaria manutenzione che l’eventuale approfondimento dei fondali sono diventati un miraggio irraggiungibile nei progetti e “progettoni” del porto. Gran parte del malfunzionamento delle regole date dalla 84/1994 è stato prodotto, infatti, dalla deliberata violazione delle stesse regole da parte di chi avrebbe dovuto rispettarle: l’invenzione di autorità portuali in aggiunta a quelle originariamente previste oltre alla continua assenza/disapplicazione dei piani nazionali, ha condotto ad un ventennio di erogazione di finanziamenti a fondo perduto al di là di qualunque programmazione e senso delle opere realizzate. Se due porti nazionali, quali quello di Ravenna e Venezia, si contendono gli stessi traffici a prezzo di ingenti investimenti di risorse pubbliche, non è certo responsabilità della Legge 84/1994! Né si capisce quale valore salvifico possano avere l’attuale “riforma” e la sostituzione dell’attuale Presidente dell’Autorità Portuale, come si attende invece De Pascale, per dar corso alla indispensabile manutenzione dei fondali e delle banchine del porto!
Di certo, il ruolo di Sapir nel particolare sistema porto ravennate dovrà essere attentamente valutato alla luce della controriforma e di come questa verrà definitivamente licenziata dopo la conferenza stato-regioni ed il parere delle commissioni parlamentari. Mentre infatti poco potrà fare la nuova amministrazione comunale, che uscirà dalle urne primaverili, rispetto al nuovo sistema di regole imposto dalle normative statali, la ridefinizione del ruolo di Sapir risulterà strategico per il nostro scalo.
L’impegno di Ravenna in Comune in questa direzione è già stato assunto con quello che non è solo uno slogan: prima Ravenna!

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