Caso Versalis, e se invece di privatizzare la chimica, si pensasse a rilanciarla?

Sul caso Versalis stiamo assistendo all’ultimo atto di privatizzazione della chimica di questo paese secondo il solito copione che prevede prima invitanti promesse, seguite da impegni disattesi e dichiarazioni di rito delle varie famiglie politiche vicine alle posizioni del governo. 

Come in questo caso, si comincia con la presentazione di grandiosi piani di investimenti a cui seguono brusche frenate per poi giungere alla ricerca di partner con cui iniziare nuovi presunti percorsi che nelle parole dovrebbero portare innovazioni e miglioramenti di ogni genere, ma che di fatto hanno negli anni ridotto la produzione dell’intera chimica nazionale a un risultato inferiore a quella sola tedesca BASF. Un vero e proprio furto al paese e alla collettività che ne ha propiziato la nascita e lo sviluppo e che per anni vi ha lavorato, come a Ravenna.

E infatti anche Ravenna in questi vent’anni ha dovuto fare i conti con la privatizzazione e il continuo disimpegno industriale dei governi che si sono succeduti. Vere e proprie regalie sia di ordine economico che di valore tecnico-scientifico a capitali stranieri.

Basta pensare alla vicenda Vynils-COEM: un piano industriale sostenuto dalla politica ravennate che si è frantumato dietro la banale ma incredibilmente non prevista mancanza di fornitori di materia prima. Con la conseguente chiusura degli impianti e la perdita dei posti di lavoro.

Versalis è la capofila della chimica italiana. È l’unica azienda del settore che può ancora vantare una storia di ricerca avanzata e ha una struttura industriale di valore, ma su cui pesa l’invenduto delle precedenti privatizzazioni e dismissioni e il costo della riqualificazione ambientale. I dati economici parlano tuttavia di un miglioramento dei conti. E allora perché vendere? Perché nei piani industriali si parla solo di interventi tecnico-economici e non si immagina un’opera di riconversione?

Noi pensiamo che potrebbe essere l’occasione per ripensare a una filiera lunga non solo per i prodotti, ma anche per l’organizzazione del lavoro, per dire basta alle terziarizzazioni e fermare le esternalizzazioni per maturare il ritorno delle fasi del processo produttivo all’interno dell’azienda. Si fermerebbero così gli assalti alla carovana dei servizi necessari per la gestione complessiva.

Siamo per società in grado di gestire in toto la produzione con una completa formula “in-house” che serve anche a evitare le pericolose zone d’ombra che le esternalizzazioni comportano con gravi ricadute sui lavoratori, in quanto spesso in queste operazioni viene utilizzata manodopera a basso costo e meno qualificata. Siamo convinti che tutto questo servirebbe non solo a salvaguardare posti di lavoro tutelati e non sottopagati, ma anche a rilanciare la competitività di un settore che è stato cruciale per lo sviluppo dell’Italia e che può continuare a esserlo. Anche perché fare chimica in Italia oggi in siti altamente produttivi come quello di Ravenna può significare ricerca e sviluppo di prodotto verso una chimica verde in grado di rispettare l’ambiente, l’unica combinazione possibile per il futuro.

Dire queste cose in un’epoca in cui anche il Pd ha fatto della precarizzazione del lavoro un vessillo da sbandierare e in un territorio dove grandi gruppi si sono arricchiti proprio grazie ai processi di esternalizzazione può sembrare una provocazione, ma non lo è: si tratta di una proposta concreta che una politica seria potrebbe scegliere di attuare.

E del resto ci sembra che altre proposte serie e credibili sul tappeto manchino. Ci sembra del resto difficile considerare seriamente le prese di posizione degli esponenti locali del Pd che chiedono la salvaguardia di questo impianto, gli stessi che per anni non hanno fatto nulla per impedirne la svendita e che oggi appartengono al partito di governo che sta permettendo questo scempio con un bene di stato: il Pd.

Chiediamo che in tempi brevi sia Eni che Versalis chiariscano le loro reali intenzioni, consci del valore strategico e di impatto che Versalis rappresenta nella chimica italiana. Il ripristino di una situazione di reale confronto con i lavoratori e rappresentanze sindacali è il primo passo da fare.

Il volto della chimica in Italia

dati istatchimica

Fonte: Federchimica su Istat, 2011

Federchimica nella sua analisi sul 2014 descrive cosi la la chimica italiana

  • Innovazione e risorse umane altamente qualificate rendono la chimica uno dei settori a maggiore produttività nel panorama industriale italiano. Lo dimostra il confronto con gli altri settori industriali : il valore aggiunto per addetto nella chimica è tra più i elevati ed è del 60% superiore alla media dell’industria manifatturiera.

  • Anche le spese del personale per addetto collocano la chimica ai vertici tra i settori industriali, indicando che la chimica è un settore adatto a un Paese avanzato come l’Italia perché in grado di garantire occupazione di qualità.

Sembra che gli unici a rimetterci sono Versalis, Eni e Stato. Impossibile!


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