I numeri che non vi diamo. Sono quelli che vi danno già tutti. Quindi, niente contagiati, morti, guariti e nemmeno previsioni di tempi prima di poter uscire, ecc.
I numeri che vi diamo si riferiscono all’emergenza che ha colpito le tasche dei ravennati.
Un numero lo ha fornito il Sindaco: 40.000. Ammonta infatti a circa 40mila euro il totale delle donazioni arrivate in una sola settimana al conto corrente attivato dal Comune di Ravenna per raccogliere le offerte in denaro di chi vuole contribuire al fondo generi alimentari per persone in difficoltà economiche a causa dell’emergenza Coronavirus. Le donazioni vengono usate dai servizi sociali del Comune di Ravenna, in aggiunta agli 830mila euro stanziati dal Governo, per acquistare buoni alimentari da distribuire a chi ne ha bisogno e per sostenere le mense solidali impegnate negli aiuti alimentari.
L’altro numero, invece, lo ha dato l’Assessora ai Servizi Sociali: 1.200. Sono così tante le richieste pervenute ai servizi sociali per ottenimento di aiuto alimentare. Anche in questo caso in una sola settimana. Tutte prese in carico. Poche invece le richieste presentate da chi, a seguito di verifica, è risultato non aver titolo al beneficio. Già consegnati 500 buoni e in corso di distribuzione gli altri. L’area territoriale da cui sono provenute la maggior parte delle domande è quella della Darsena e dei lidi.
Infine, l’ultimo numero: 19.000. è quello riferito dal Segretario della Camera del Lavoro di Ravenna e relativo al numero dei dipendenti registrato dalla CGIL come percettore di cassa integrazione. Risale ad un paio di giorni fa. Sono circa 20.000 le imprese che, registrate presso la Camera di Commercio di Ravenna, sono state escluse dalla possibilità di continuare l’attività. La maggioranza, poco meno del 60% del totale, invece sta continuando l’attività. Infine “per Ravenna il bonus agricoltura e il bonus turismo da 600 euro significano 9.000 domande all’Inps inoltrate dalla sola CGIL”.
Sono solo alcune cifre, del tutto parziali rispetto al complessivo contesto dell’economia del nostro territorio. Sufficienti, però, a gettare un primo sguardo sul versante economico della crisi sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19. Sono numeri da leggere assieme a quelli che, invece, non vi diamo perché trovate dappertutto. Tra loro strettamente legati. Perché non si può guardare al contesto economico senza tener conto che senza il blocco quegli altri numeri, delle concittadine e dei concittadini colpiti dal virus, sarebbero stati di gran lunga superiori. Questo va tenuto bene a mente quando si ascoltano gli appelli degli industriali del nord, tra cui Confindustria Emilia-Romagna, a farla finita con la divisione tra servizi essenziali ed altre produzioni. “In sintesi, occorre ripartire rapidamente per dare al Paese, alle imprese e ai lavoratori un’agenda chiara ed un quadro certo in cui operare”. Lo hanno detto ieri. Non è cambiato poi molto da quando, un mese fa, Confindustria Emilia-Romagna pretendeva “la continuità di tutte le attività produttive e della libera circolazione delle merci sono indispensabili per salvaguardare, in un momento così complesso, la tenuta sociale ed economica del Paese in quadro di forte difficoltà e incertezza”.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Lo dice l’articolo 32 della nostra Costituzione. Quella stessa Costituzione che, all’articolo 41, pone precisi limiti alla libertà d’impresa: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Come Ravenna in Comune continueremo a ricordarlo in tutte le sedi istituzionali e non. “Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese”, come sostiene Confindustria. Ma, come anche Confindustria deve ammettere: “In questo gravissimo contesto, la salute è certamente il bene primario, e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale”.
Tra utilità sociale e iniziativa economica privata è la prima a prevalere sulla seconda.
Sul profitto prevale la vita.
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Confindustria Emilia-Romagna: “Paese rischia di spegnere definitivamente il motore, serve roadmap per riaprire imprese”
Sorgente: 8 aprile: confindustria
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Coronavirus. Confindustria Emilia-Romagna: “Teniamo acceso il motore dell’economia del Paese”
Sorgente: 11 marzo: confindustria
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Costantino Ricci (Cgil): nessun intoppo per cassa integrazione, ma burocrazia va semplificata per tutti
Sorgente: CGIL: cassa integrazione
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In pochi giorni raccolti 40mila euro per aiutare le persone in difficoltà a fare la spesa. Le donazioni vengono usate dai servizi sociali del Comune di Ravenna per acquistare buoni alimentari da distribuire a chi ne ha bisogno e per sostenere le mense solidali impegnate negli aiuti alimentari
Sorgente: l’aiuto alimentare del Comune di Ravenna